Un’occasione per confrontarsi con la Cina, un trampolino per la carriera: il racconto dei partecipanti
Un modo per rendere il proprio curriculum più appetibile di altri. Un’esperienza che cambia la vita. Un’occasione di crescita professionale, ma anche umana. E un trampolino di lancio per altri paesi e altre occasioni prestigiose. Descrivono così la Summer School in China i partecipanti delle diverse edizioni promosse dall’Università degli Studi di Milano. Tutti aspiranti esperti di difesa della proprietà intellettuale o dell’ambiente che dal 2006 al 2011, per quattro settimane hanno studiato a Suzhou, a Shanghai o a Pechino in compagnia di altri studenti cinesi e stranieri.
Alcuni in Cina si sono fermati: «Da un mese e mezzo sono tornato in Cina, sto facendo un tirocinio, poi cercherò un lavoro qui», dice Luca Grandi, 24 anni. «Appena finita la summer school ho iniziato uno stage a Pechino all’Intellectual Property Desk sotto il ministero dello Sviluppo italiano – racconta invece Marco Bruno, 25 anni -. Poi sono passato a uno studio legale che si occupa di difesa della proprietà intellettuale e adesso sto lavorando qui». Anche Greta Lacchini, 27 anni, ha fatto un tirocinio in Cina subito dopo la summer school: sei mesi alla delegazione europea occupandosi di ambiente ed energia. «Poi ho trovato lavoro in una ong cinese nello stesso ambito – racconta – e ora ho focalizzato il mio futuro sulla Cina».
Luca, Marco e Greta sono solo tre dei partecipanti all’ultima edizione della summer school. Dopo la full immersion a Pechino approfondendo i temi legati alla difesa della proprietà intellettuale e alla protezione ambientale, hanno deciso di fermarsi a oriente. Perché hanno trovato un lavoro, ma anche perché il paese li ha conquistati.
«Della Cina mi ha colpito l’entusiasmo della gente e la dinamicità del Paese, uniti alla diversità culturale», dice Marco. «La Cina mi ha sorpreso per la doppia, tripla velocità a cui viaggia. Il rapporto tra quello che succede in Europa e quello che succede in Cina in un dato periodo di tempo è di uno a cinque», aggiunge Luca.
Anche quelli che dopo la summer school sono rientrati in Italia assicurano che l’esperienza vale: «Per me è cambiata la vita – ammette Roberta Ricci, laureata in Giurisprudenza nel 2010 e ora praticante in uno studio legale a Milano -. Nel 2008, quando sono partita io, andare in Cina era ancora considerata una cosa davvero “diversa” e averlo fatto mi è stato molto utile per il curriculum: al ritorno ho fatto uno stage in Camera di commercio e poi sono finita a Bruxelles. Ma al di là di questo, il bello del programma è che ci ha permesso di interagire da vicino con una cultura diversa e questo ti cambia la visione del mondo. Con la mia compagna di stanza di quelle settimane, una ragazza cinese, sono ancora in stretto contatto».
Anche per Vittorio Mussetto, partito nel 2011, la Summer School in China è stata importante per la carriera e per la formazione personale: «Grazie a questa esperienza ora si sono dischiuse due nuove possibilità, prima negli USA e poi a Bruxelles». Aveva scelto di partire perché «mi interessano l’Oriente e il commercio internazionale nei suoi aspetti più pratici, e sono rimasto soddisfatto. Il clima in classe era molto positivo e stimolante, le lezioni erano interattive, i singoli studenti venivano spinti a partecipare. Di Cina si parla tanto, ma andarci è un’esperienza davvero particolare: si impara molto sulle radici filosofiche della loro cultura, sul loro modo di vivere la vita di tutti i giorni, sulla loro visione del mondo del lavoro». Per questo, dice a chi parteciperà all’edizione 2012, «consiglio di informarsi un po’ prima di andare, cominciando ad addentrarsi un minimo nella cultura cinese. Una volta là, vi renderete conto di quanto sarà stato utile farlo».
Da Pechino, a Luca e Marco preme invece più di tutto suggerire di cogliere l’opportunità fino in fondo: «Dimenticate gli schemi occidentali, provate a pensare come pensano i cinesi. Immergetevi nella cultura cinese, l’occasione di incontro è da non perdere».
May 21, 2012
Emma Lupano, Il Sole 24 Ore